La mattina di venerdì 19 maggio, abbiamo assistito all’ennesimo sgombero del Baobab con il sequestro delle tende donate dai cittadini.
È davvero incredibile l’ottusità dell’Amministrazione capitolina e della Prefettura che pensano di poter arginare un fiume con un dito. Il fiume è quello dei disperati che continuano ad arrivare nella nostra città. Non li portiamo noi qui, né alcuno li invita a venire. Semplicemente fuggono da guerre che l’occidente ha portato in casa loro o da paesi depredati delle risorse. Come gli uccelli che migrano verso le migliori condizioni climatiche che gli consentono la sopravvivenza, così fanno gli uomini, guidati dall’istinto della sopravvivenza, inarrestabili da mare, da terra e da cielo.
Probabilmente la prossima volta cercheranno di sgomberare gli storni!
Quello che ai volontari e alle volontarie del Baobab si vorrebbe impedire è l’umanità nei confronti di altri esseri umani, come quel pescatore cantato da De Andrè che «prese il vino e spezzò il pane per chi diceva “ho sete, ho fame”». Questo è il crimine nella cattolicissima terra dove l’apostolo Pietro, pescatore anche lui, fondò la sua chiesa.
Eppure, c’è una ulteriore ragione che ci porta a pensare che queste azioni siano oltremodo stupide e prive di senso oltre che contrarie a qualunque aspirazione di civiltà.
C’è qualcuno che può veramente credere che sgomberando le tende del Baobab, centinaia di migranti in transito spariscano?  Dove pensate che andranno questi ragazzi se non li accolgono al Baobab? Pensate forse che per decreto sia possibile spegnergli la fame, la sete, la voglia di respirare?  Non credete forse che una risposta a questi bisogni primari e insopprimibili possano cercarla nell’illegalità?  Magari commettendo crimini o nella migliore delle ipotesi andando ad alimentare la già nutrita schiera dei lavoratori del sommerso che sfruttati dai padroni creano la concorrenza al ribasso dei salari ed alimentano la guerra stracciona per la sopravvivenza in cui anche noi, italianissimi e bianchi, siamo precipitati?
Dalla cornucopia dove ormai solo pochi ricchi e ingordi si saziano, neppure lasciano cascare le briciole per faccendieri e traffichini che seppure non invitati al convivio, si erano astutamente sistemati sotto il tavolo. Solleticano gli istinti più aggressivi di gente che vive nel ricordo di opulenze promesse, raccontate ma mai assaggiate. Pagano come Bertoldo col solo tintinnio della moneta e vi dicono che la colpa è di altri che respirano il fumo dell’arrosto.
La Casa del Popolo e il circolo di Rifondazione Comunista di Torpignattara sostengono da tempo la comunità migrante che  sosta transitoriamente nei pressi dell’ex sede di via Cupa. Altresì condannano nella maniera più ferma l’ottusa repressione e invita l’Amministrazione a dare una risposta alle centinaia di migranti in transito e alle decine di volontari e volontarie che quotidianamente si impegnano per l’accoglienza.
Nell’interesse di tutti, il Baobab non è un problema da risolvere, ma un’opportunità da cogliere e valorizzare..

Partito della Rifondazione 

Circolo di Torpignattara

Spread the love