Durante la pandemia tutti i governi dei principali paesi capitalisti hanno agito in prima persona, hanno dovuto riparare ad anni di abbandono dello stato nel supporto della sanità, della scuola, del welfare e dell’economia per poter far fronte alla sfida del covid-19. Qualche relitto del passato resta. Come emerge dalla conservazione dei brevetti da parte delle principali case farmaceutiche che sta rallentando l’auspicata “uscita dal tunnel” della pandemia. Ma dopo anni di stringente austerità oggi i soldi saltano fuori. I debiti non sono più impossibili, ma crescono a dismisura. Allo stesso modo si dovrà fare per uscire dall’impasse economico: lo stato dovrà assumere il ruolo di principale progettista, principale inversore e siccome il welfare dovrà continuare a crescere, anche qui il pubblico sarà chiamato a intervenire.

L’impresa e il mercato, e delle loro innumerevoli virtù che ci hanno raccontato in mille modi in tutti questi anni, escono malconci dopo la pandemia. Non sono stati capaci a prevederla, ad affrontarla e molto meno sono in grado di superarla, di prospettare un futuro dopo il covid-19. L’impresa e il mercato del futuro seguiranno la traccia del Recovery Fund, che sono più soldi di quelli del piano Marshall nel dopoguerra.

Questi soldi non potevano stare a disposizione di Conte e la sua maggioranza, nell’Italia della Costituzione antifascista e dei “lacci e lacciuoli”. Serviva una “garanzia”, in modo che impresa e mercato, senza toccare un quattrino di quei soldi da loro accumulati in depositi, banche, offshore e paradisi fiscali, continuino a essere i destinatari dell’intero flusso. Anche se gli investimenti no saranno decisi nei consigli di amministrazione delle banche e delle multinazionali. Saranno appunto decisi in ambito pubblico ma non liberamente nelle istituzioni democratiche preposte. Lo farà il governo Draghi con tre pilastri inamovibili: la commissione UE, la BCE e la Nato.  Queste “non si discutono” come ricorda in ogni occasione l’uomo venuto dalla Goldman Sachs.

Anche quello che veniva considerato un dibattito aperto in Europa, con la Francia e in parte la Germania che auspicavano una maggiore autonomia europea, un distacco dagli USA. Addirittura con Macron che accusava la Nato di anacronista e accennava invece a una armata europea. In Italia quel dibattito viene troncato. La classe dirigente se piega al voler de Biden che chiude ogni spazio di dissenso in ambito “atlantico”, che deve seguire in silenzio ogni provocazione contro Russia e Cina, Cuba o Venezuela.

Le borghesie europee, e particolarmente i settori più deboli come quello italiano, vivono con apprensione il passaggio che devono affrontare. Devono orientare per sé questo tesoro immenso, a beneficio de la gran industria ad alta tecnologia, quella delle armi, le banche, e dovranno farlo poi pagare a tutta la popolazione! In quei 200 miliardi che vengono dall’Europa ci sono più di 60 che il ministro Guerini ha già impegnato per le spese militari. E quello lo vogliono imporre con una maggiore riduzione dei diritti e un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

La partecipazione quasi unanime a questa crociata di tutte le forze politiche del parlamento, con qualche mal di pancia di PD e 5 Stelle, rende l’idea di quanto sia condiviso il “pensiero unico” neoliberista. Alla faccia “dell’alternanza”, dei “poli contrapposti” o del “voto utile contro la destra”. Con Draghi i potenti in Italia continueranno con la lotta di classe “dall’alto”, è ora che la sinistra, i comunisti, assieme a lavoratori e ceti popolari battano un colpo.

PRATICARE L’OPPOSIZIONE, COSTRUIRE L’ALTERNATIVA.                                        IL TEMPO E’ ORA!

Noi, compagne e compagni del Partito della Rifondazione Comunista, impegnate/i a costruire la più ampia e unitaria opposizione al governo Draghi, riteniamo urgente aprire una fase di dialogo e di ascolto reciproco fra tutte le donne e gli uomini che condividono l’urgenza della costruzione dell’alternativa. Confidiamo che questa “chiamata di emergenza” possa essere utile alla definizione e alla nascita di una prospettiva unitaria, in un confronto aperto e all’altezza della gravità di questo momento drammatico per il paese e per l’umanità tutta. La sindemia del Covid, che ha la sua origine nella devastazione ambientale ed è stata pesantemente amplificata dalla gestione privatistica di sanità ed industria farmaceutica, sottolinea la necessità di modificare urgentemente e radicalmente lo stato di cose presente. Occorre cambiare direzione, non tornare a prima!

Il governo Draghi esprime la convergenza di centrodestra, centrosinistra e movimento 5 stelle attorno alle politiche neoliberiste. Non si tratta di una novità assoluta: le diversità tra i poli politici oggi esistenti hanno il loro baricentro all’interno del “pensiero unico”. Il bipolarismo è servito principalmente ad espungere la rappresentanza delle classi popolari e dei loro interessi dal sistema politico, a sostituire l’alternanza all’alternativa.

In questo contesto è maturato un distacco tra popolo e istituzioni rappresentative che mette a rischio lo stesso quadro democratico. Crisi sociale e democratica si intrecciano pericolosamente.

Il principale elemento di controtendenza, in questa situazione altrimenti desolante, è costituito da un esteso tessuto di pratiche sociali, culturali e politiche – in cui siamo quotidianamente impegnate/i anche noi di Rifondazione Comunista – che alimenta dall’esterno del parlamento il conflitto di classe e ambientale, la dialettica sociale e democratica, il mutualismo e la solidarietà, le pratiche femministe e le campagne per i diritti e contro ogni discriminazione e razzismo. Vi sono reti, intelligenze e soggettività – associazioni, comitati, settori sindacali conflittuali, movimenti, partiti, liste ed esperienze civiche legate al territorio – che operano positivamente senza però avere quel profilo politico comune che è necessario al fine di costituire uno stabile punto di riferimento per le classi popolari e per larga parte del paese.

Si tratta di aprire una nuova fase.

Vogliamo cooperare per lo sviluppo di un movimento che, dall’opposizione al governo Draghi, a partire dalle questioni sociali, ambientali, democratiche, da quelle legate alla differenza di genere, porti alla costruzione, tanto difficile quanto necessaria, di una aggregazione, di una soggettività che da sinistra, insieme a forze ambientaliste e civiche, si batta per l’alternativa alla barbarie neoliberista e ai poli politici oggi esistenti. Si tratta di socializzare la politica e politicizzare il sociale, superando steccati e diffidenze che da tempo ostacolano la costruzione di un vasto movimento politico e sociale per l’alternativa, senza la pretesa di cancellare le differenze o di ridurre ad uno la pluralità delle diverse esperienze, ma ben consapevoli che nessuna delle forze della sinistra di alternativa esistenti ha oggi la forza o l’autorevolezza per realizzare questo obiettivo.

Vi invitiamo quindi ad affrontare insieme un percorso processuale di dialogo e cooperazione che valorizzi tutte le esperienze che operano sul piano sociale, culturale e politico e si muovono nella prospettiva di trasformare in modo profondo e radicale un sistema che antepone il profitto ai diritti delle persone e alla tutela della natura e dei beni comuni. Un percorso con l’obiettivo di porre le basi per una aggregazione unitaria e plurale, per una soggettività che per dimensioni e credibilità possa rappresentare una alternativa ai poli politici oggi esistenti.

Siamo consapevoli delle difficoltà da superare: prendiamoci il tempo necessario, senza l’incombere di precipitazioni elettoralistiche, ma con la coscienza di non dover perderne altro: il tempo è ora!

Noi ci siamo e vi proponiamo di aprire il dialogo. A tal fine vi invitiamo ad un primo momento di incontro on line per il giorno 28 marzo, dalle ore 16 alle ore 20,30.

Per informazioni e adesioni: opposizione.alternativa@rifondazione.it.

Appello approvato all’unanimità dalla Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea il 17 marzo 2021

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