Roma, 15 Luglio ore 10 del mattino, la stazione Termini è infuocata, il termometro segna 35 gradi. I binari, così brillanti e roventi, sembrano appena forgiati, guardando oltre, all’orizzonte, si scorge la famosa nebbiolina che i marinai chiamano fata Morgana. Insieme a me sulla banchina ci sono altre persone in attesa del treno per il mare e tutto sommato sembriamo superare il caldo senza particolari drammi, sicuramente agevolati dal pensiero che nel giro di un’ora saremo belli spaparanzati al sole su una spiaggia libera, pulita ed attrezzata. Un mare cristallino nel quale tuffarsi senza pietà. Mentre fantastico su questo pensiero, sarà l’immagine del mare luccicante, mi assale una sete insostenibile che mi spinge in direzione delle storiche fontanelle di Termini, quelle lungo la piattaforma. Ad un certo punto, dopo tanto camminaree sudare  faccio una scoperta tremenda: nessuna delle fontanelle è più funzionante. L’acqua , che un tempo non tanto remoto zampillava interminabile, si è prosciugata. Fontanelle come pietre arse dal sole del deserto. D’un tratto una visione salvifica mi rapisce: è il progresso della tecnica, un distributore automatico, che con le sue luci mi richiama e con il suo braccio meccanico mi offre una bottiglietta d’acqua fresca, frizzante e buona, alla modica cifra di 1 euro. Una, due, tre, cento bottigliette d’acqua, è una sbornia di bollicine e non riesco più a staccarmi dal mio salvatore. Mi lavo anche la faccia con l’acqua frizzante. E mentre sono sommerso da una montagna di bottigliette di plastica prendo coscienza dell’accaduto; a distanza di vent’anni possiamo affermare che il processo di privatizzazione dei servizi pubblici non ha prodotto i risultati tanto millantati dai teorici del neoliberismo: l’occupazione non è aumentata, i salari sono diminuiti e i costi per i servizi sono aumentati. Rifondazione Comunista si oppone alle politiche che proseguono sulla strada delle privatizzazioni. Il servizio pubblico va rafforzato, l’idea che per aumentare l’efficienza di un servizio è necessario privatizzarlo è semplicemente aberrante e fuori da qualsiasi logica. Privatizzare i servizi serve solo a creare profitti mettendo a rischio la qualità e la sicurezza.  Faccio  due esempi : acqua e sanità. Allo stato attuale il controllo in tempo reale delle acque potabili, che necessariamente ha un costo, è a carico dello stato il quale non dovendo realizzare profitti non ha motivo di lesinare sulle professionalità impiegate ne sui costi di gestione e materie prime. Chi mi assicura che privatizzando il servizio idrico gli standard di sicurezza vengano rispettati?  Mi si risponderà che ci sarà un organo di controllo, bene e quanto costa controllare? Posso controllare tutto il sistema? Sicuramente no, si faranno dei controlli a campione , e  in questo groviglio di poteri forti legati alla politica chi mi assicura che il controllore non è legato, a volte addirittura pagato,  dal controllato ?  Dunque bere dal rubinetto sarà  come scommettere, “che dio me la mandi Buona”.  Sulla sanità è esattamente lo stesso,  pensate a quali  mostruosità possano venire fuori se entra in gioco il profitto:  “Le fa male la gamba?” ,  “Per il suo bene le consigliamo di operarsi al più presto ”. “Da noi protesi a 10 euro” oppure  “Prendi 2 anche di plastica made in china e ne  paghi una ”. E guardate che non si tratta di fantasiose proiezioni  ma di notizie vere -cronache da cliniche private- .

A mio parere la vera questione da affrontare è rendere il servizio pubblico efficiente come lo è in tutti i paesi avanzati del nord-europa e questo certamente non lo si ottiene privatizzando i servizi bensì procedendo con iniezioni di investimenti in nuove tecnologie, giovani laureati e personale altamente qualificato (in questo senso certo il patto di stabilità non ci aiuta in quanto strozza definitivamente gli investimenti e per questo  siamo contrari al patto ed al fiscal compact) allo stesso tempo introducendo pene severissime che arrivino all’ergastolo per i reati di corruzione e concussione.

Dunque fine pena mai per i politici collusi con i signori del profitto e delle mafie e non fine lavoro mai  per gli schiavi della new economy come propongono i teorici del capitalismo.

Visto che siamo in estate chi pensa ai beni comuni pensa alle spiagge. Voglio chiudere su questo.  Le spiagge sono un bene comune e non è assolutamente concepibile pagare per  stare sdraiati al sole. La tecnica è quella di rendere invivibili le spiagge pubbliche allo scopo di rendere appetibili gli stabilimenti privati. Boicottiamo gli stabilimenti privati e chiediamo che le spiagge pubbliche siano pulite ed attrezzate di servizi. Non è un utopia già avviene in molti comuni virtuosi.  Spiagge pubbliche non può essere considerato uno slogan utopico ma una delle  naturali aspirazioni  del progresso umano.

Ps. Se passate dalle parti del Gargano fermatevi in località “Pugno chiuso” c’è  una delle più belle insenature d’Italia, noterete che l’unico punto d’accesso alla caletta è attraverso un resort di proprietà della Marcegaglia, non fatevi intimorire dalle guardie all’ingresso e chiedete di voler scendere a vedere la spiaggia. Se fanno resistenza iniziate ad urlare! Pur di non infastidire i clienti vi accompagneranno in spiaggia.

Pasquale Vecchiarelli

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