Da sinistra. Buzzi, Casamonica, Alemanno

Da sinistra. Buzzi, Casamonica, Alemanno

Il bubbone emerso in questi giorni a Roma e che porta alla luce gli interessi criminali tra i Partiti che hanno amministrato la città negli anni di gestione Veltroni prima – chiediamo che si faccia luce anche su quel periodo, senza sconti per nessuno – Alemanno poi e Marino ora, e la cosiddetta “terra di mezzo” (fatta di mafiosi, funzionariato nero ed ex eversivo e speculatori sociali) non può essere affrontato soltanto in sede giudiziaria. Esso pone innanzitutto gli operatori e le operatrici del cosiddetto “terzo settore” (delle cooperative) e poi tutti quante-i noi, cittadine ed i cittadini, di fronte ad un problema: “è davvero questo il modello che vogliamo, fatto di gare d’appalto, di esternalizzazioni di servizi sociali e per la manutenzione del territorio, oltreché di tangenti? Siamo ancora disposti a chiudere gli occhi, a voltarci dall’altra parte al fine di evitare di dare una risposta all’emergenza abitativa, al fenomeno del barbonismo anche abitativo, al degrado delle periferie, alla decennale mancanza di volontà politica di intergrare i rom, al mancato riconoscimento professionale e salariale degli operatori e delle operatrici del settore, alla presenza di poche macrocooperative che pappano tutto il pappabile e pagano stipendi da fame, pur di lavorare e di ricevere un “servizio”?”
E’ giunto il momento di una proposta politica antagonista e rivoluzionaria rispetto al modello sociale dominante anche nel “terzo settore”. Noi crediamo che sia necessaria un’immediata internalizzazione di tutti i servizi nel Pubblico; la gestione delle cosiddette “emergenze” all’interno della struttura Pubblica, anche utilizzando Genio Civile e Militare, mettendo fine allo scempio degli appalti in deroga; il riconoscimento giuridico e salariale della missione sociale delle operatrici e degli operatori del cosiddetto terzo settore; la fine del trust tra poche ed “ammanicate” cooperative ed il dovere sociale di avere non meno di x cooperative e di y operatori sociali pubblici per numero di abitanti.
Estirpare la piaga del malaffare mafioso non significa soltanto sbattere in galera i complici ed i mandanti, ma studiare un nuovo modello di intervento, che per noi deve essere Pubblico ed agire NEL Pubblico su basi nuove, vale a dire gestito non dalla “casta” ma direttamente dalle lavoratrici e dai lavoratori, da chi cioè produce ricchezza sociale ed economica.
Francesco Fumarola, Segretario PRC Torpignattara

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