chavezmuralQuesto documento è il frutto di un lavoro politico collettivo del Circolo di Rifondazione Comunista di Torpignattara, una cui delegazione è stata presente ai lavori 

 

 

 

 

Agenda
In data 29/06/2014, presso lo SCUP di Via Nola, Roma, si è svolto il primo incontro italiano di solidarietà con la rivoluzione bolivariana. L’evento è stato organizzato dall’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in associazione con i partiti politici (tra cui il PRC), i movimenti sociali, i mezzi di comunicazione e le organizzazioni interessate al processo rivoluzionario socialista che sta avendo luogo in Venezuela e nell’America Latina più in generale.

Obiettivo del primo incontro è stato quello di gettare le fondamenta per la creazione di una rete di solidarietà nazionale che si occupi di sostenere e promuovere in maniera coordinata il proceso nel contesto Italiano. Ciò si attuerà fornendo un supporto diretto alla causa rivoluzionaria in termini politici e culturali, anche – e soprattutto – mediante la divulgazione di opportuna controinformazione che contrasti l’azione mistificatrice perpetrata dalle oligarchie capitaliste.

L’agenda della giornata si è articolata in due momenti:

una prima sessione mattutina, in cui l’Ambasciatore venezuelano (Julian Isaias Rodriguez Diaz) ha introdotto i lavori della giornata ripercorrendo le tappe del proceso bolivariano;

una seconda sessione pomeridiana, in cui due tavoli di lavoro hanno definito il perimetro, gli obiettivi e le modalità secondo cui la rete di solidarietà dovrà operare.

I contenuti dei lavori sono stati sintetizzati in una sorta di manifesto programmatico che verrà divulgato a breve.

Sessione mattutina
Dopo un saluto a tutte le rappresentanze intervenute, l’Ambasciatore Rodriguez Diaz ha articolato il suo intervento su tre argomenti principali: la storia della rivoluzione bolivariana, i principi ispiratori del proceso e la situazione del Venezuela di oggi.

La rivoluzione bolivariana è stata inquadrata in un contesto storico di sollevazione popolare e lotta armata che si sviluppa negli anni ’60 nel continente latinoamericano e che si rifà all’esperienza di Cuba, del Nicaragua e del Cile di Allende. Tutte queste rivoluzioni, ad eccezione di quella cubana, sono state soffocate nel sangue a causa dell’ingerenza politica degli Stati Uniti, che hanno sostenuto le oligarchie capitaliste ed imperialiste a tutela dei propri interessi economici. Anche il processo venezuelano affonda le sue radici nelle sollevazioni del Caracazo (27/02/89) e del golpe chavista (04/02/92): entrambi gli eventi si sono originati da una tensione sociale incontenibile, frutto dagli squilibri socioeconomici e dello sfruttamento perpetrato dalle potenze nordamericane, di fronte a cui i governi socialdemocratici hanno manifestato assoluta subalternità. Entrambe le sollevazioni sono state duramente represse.

Soltanto nel 1998 il Comandante Hugo Chávez, che era stato scarcerato a seguito di un indulto, riesce a vincere le elezioni opponendosi ad una coalizione trasversale di forze socialdemocratiche e conservatrici. Se dapprima la maggioranza elettorale è tutto sommato contenuta, nel corso degli anni la nuova linea politica attuata dal PSUV riesce a conquistare un consenso sempre più ampio, che viene confermato in tutte le tornate di voto successive. Il nuovo governo intraprende infatti un cammino di rivoluzione sociopolitica che verte su tre elementi chiave:

la promulgazione di una nuova costituzione socialista;

la spinta verso una nuova forma di democrazia popolare, definita partecipativa e “protagonica”, in cui sono le espressioni popolari a governare (“gobierno de la calle”);

le politiche di inclusione sociale attuate mediante investimenti strutturali per la salute (7% del PIL) e la formazione (7% del PIL).

La rivoluzione bolivariana configura un nuovo assetto socialista – il c.d. “socialismo del XXI secolo” – che nasce da un processo di legittimazione elettorale e non di guerriglia armata: quando il potere non si conquista con le armi – dice l’Ambasciatore – il governo deve essere condiviso. Questa peculiarità, che rappresenta un unicum in America Latina e differenzia il Venezuela ad esempio da Cuba, fa sì che il proceso bolivariano venga definito una “rivoluzione pacifica”. Il contraltare di una simile scelta, tuttavia, è la presenza di una guerra silenziosa che viene perpetrata dalle oligarchie capitaliste attraverso gli strumenti del cosiddetto golpe borghese. Essi si articolano principalmente in due forme di intervento ostativo: un controllo fazioso dell’informazione, teso a demistificare il proceso, e un ricorso sistematico a misure di esasperazione sociale, quali ritiro dai mercati di beni di prima necessità, boicottaggio dell’attività di estrazione petrolifera etc. Di fatto, nonostante la feroce opposizione alla rivoluzione, che ha prodotto costi sociali non indifferenti, nei quindici anni di governo chavista, la povertà in Venezuela è stata ridotta dal 21% al 5% e l’analfabetismo è stato praticamente eliminato.

Attraverso i trattati dell’ALBA (che interessano otto repubbliche latinoamericane e centroamericane, non tutte ispanofone), il Venezuela ha intrapreso inoltre una linea di intervento internazionalista, che mira a realizzare un progetto di riforma economica e politica dei paesi sudamericani in senso socialista. I paesi che aderiscono all’ALBA stanno dando corso ad un nuovo sistema economico improntato sulla solidarietà e sull’interscambio di prodotti e competenze: significativo è per esempio il contributo dei medici cubani che hanno considerevolmente rafforzato e migliorato il sistema di welfare del paese. Il progetto dell’ALBA non si limita comunque al contesto degli stati effettivamente aderenti, ma è sostenuto anche da altri governi “ideologicamente vicini” quali quello argentino e quello brasiliano.

Oggigiorno il socialismo bolivariano si contraddistingue proprio per una forte spinta internazionalista e per un’attitudine largamente inclusiva, che ha prodotto una rivoluzione culturale ed ideologica generalizzata. In realtà, tale tendenza alla commistione ha origini sociali legate alla storia del proceso: il Venezuela, infatti, è l’unico paese in cui i militari hanno appoggiato le istanze rivoluzionarie caldeggiate dalle masse popolari, tanto che ufficialmente si parla di Libertadores civicomilitares. Il socialismo in Venezuela è parte del linguaggio comune, ricorda l’Ambasciatore, e si parla di socialismo perfino nelle chiese. Si tratta quindi di una nuova forma di socialismo, che integra e completa le categorie del socialismo storico (il c.d. “socialismo scientifico”) con una pluralità di altre istanze, quali:

le esperienze delle altre rivoluzioni socialiste latinoamericane (Cuba in primis);

i principi ispiratori dei Libertadores;

la cultura materiale autoctona (significativo è il paradigma delle cooperative avviate dai gesuiti missionari nel periodo della prima colonizzazione).

Il socialismo bolivariano, inoltre, vede in Gramsci uno dei maggiori ispiratori, in particolare per quanto concerne il sentimento etico civile, la visione geopolitica internazionalista, i principi di integrazione, unità sociale e coesione sociale e il pragmatismo rivoluzionario.

Questa impostazione ideologica ha sviluppato nel popolo, una grande maturità e consapevolezza civile, proprio perché la scelta riformatrice non è scaturita dalle armi ma da un riconoscimento elettorale. Tale aspetto garantisce una tenuta governativa ed un consenso popolare abbastanza stabile e duraturo, nonostante le contraddizioni politiche e sociali, i pesanti attacchi delle oligarchie capitaliste e l’attuale carenza di un leader carismatico del calibro del Comandante Eterno. D’altro canto, la sopravvivenza del proceso è agevolata dalla congiuntura di crisi globale del sistema capitalista, che non soltanto ha indebolito il potere aggressivo delle forze imperialiste, ma offre un momento assai propizio per una definitiva sconfitta del capitalismo quale sistema economico obsoleto, sperequativo ed inefficace. Per questo motivo, la solidarietà internazionale è un elemento assolutamente cruciale per il sostegno alla rivoluzione, perché essa si deve innestare in un tentativo globale di antagonismo alle oligarchie e in una prospettiva di affermazione di un’alternativa socialista su scala mondiale. In questo senso, conclude Rodriguez, come recita un famoso slogan, todos somos Chávez.

Sessione pomeridiana
Nel corso della sessione pomeridiana, i partecipanti all’evento si sono suddivisi in due tavoli di lavoro per trattare due questioni centrali:

Tavolo 1 – l’organizzazione di una rete italiana di solidarietà alla rivoluzione bolivariana;

Tavolo 2 – la programmazione di un sistema efficace di controinformazione che promuova la rivoluzione in antitesi alla mistificazione dei media imperialisti.

Al termine dei lavori dei Tavoli, a fronte di un’operazione di sintesi dei contenuti, è stata articolata una proposta di manifesto della rete di solidarietà, cui si rimanda per un migliore livello di dettaglio.

Tavolo 1 
Si è sottolineato come la rete debba agire sulla base di una sensibilità comune nei confronti della rivoluzione bolivariana, operando una sintesi, per quanto possibile, anche dalle differenze ideologiche e politiche che essa contempera. Il Venezuela, infatti, deve essere considerato come un laboratorio esperienziale, che tutti i partiti, le organizzazioni ed i soggetti di ispirazione socialista dovrebbero considerare con estrema attenzione. Compito della rete è proprio quello di amplificare l’interesse per il proceso, includendo ed ampliando la base di consenso e sostegno internazionale.

Pragmaticamente, l’azione della rete deve vertere in primis sull’implementazione di proposte concrete per l’organizzazione di iniziative congiunte di ampia visibilità ed impatto, che ciascuna organizzazione è libera di promuovere e/o suggerire in autonomia. Possibilmente tali iniziative dovrebbero avere luogo in concomitanza con ricorrenze importanti e/o con momenti di particolare “sensibilità politica” (e.g. il congresso del PSUV dei prossimi mesi, le elezioni venezuelane del 2015 etc.).

Ci si attende quindi che la rete operi secondo principi di inclusività, democrazia ed efficacia, specie in termini di visibilità politica e di capacità di produrre informazione. D’altro canto, il paradigma venezuelano deve essere promosso dalla rete come un’alternativa praticabile che possa ispirare anche le riforme strutturali e sociali dell’Europa contemporanea. A tale scopo, quindi, è anche necessaria una riflessione ed un’analisi circostanziata che prescinda dagli slogan e dalle categorie classiche del socialismo.

Da un punto di vista operativo, il tavolo ha raccolto anche le prime riflessioni e proposte per un’azione congiunta delle diverse componenti, che possono essere raggruppati nei seguenti capitoli:

promozione di manifestazioni di solidarietà e supporto alla rivoluzione bolivariana attraverso l’organizzazione sul territorio di eventi partecipati (mediatici e non) di natura prettamente politica;

analisi e approfondimento delle istanze culturali, sociali e politiche del Socialismo del XXI secolo, avvalendosi anche della collaborazione di università popolari e di istituzioni, e prevedendo la creazione di osservatori deputati.

organizzazione di momenti di formazione sul proceso bolivariano mediante campi estivi e scuole politiche;

promozione dell’interscambio tra il tessuto sociale e produttivo italiano e quello venezuelano mediante la condivisione di esperienze dirette, know-how tecnico etc.;

divulgazione delle espressioni culturali venezuelane attraverso la messa a disposizione di strutture, competenze organizzative e la promozione di eventi di teatro, musica e sport.

Infine, nello spirito di tracciare un profilo delle soggettività e delle associazioni che possono attivamente partecipare alla rete, si è ribadito un principio assoluto di inclusività, ferme restando alcune discriminanti ideologiche imprescindibili. La rete condivide infatti un’impronta dichiaramente antifascista, antirazzista, antisessista, anticapitalista ed antimpersialista, e rifiuta di associarsi a soggettività che non aderiscano a tale impostazione.

In vista di un incontro operativo a settembre p.v., il Tavolo propone un riaggiornamento in data 09/07/2014.

Tavolo 2 
Il Tavolo 2 ha condotto un lavoro più improntato ad aspetti operativi diretti alla creazione di una rete di controinformazione che promuova il proceso bolivariano.

In estrema sintesi, le iniziative convenute si articolano ne:

la messa in opera (nel giro di un mese) di una mailing list e di un sito autonomo gestito dalla rete. Nonostante la presenza di un comitato redazionale (oltre ad un comitato tecnico), il sito non deve produrre di norma nuovi contenuti mediatici, ma funge da cassa di risonanza per i canali fi informazione che già si occupano del Venezuela; in tal senso, sono stati individuati almeno dieci blog indipendenti.

l’istituzione di un osservatorio sulla comunicazione inerente il Venezuela, che si occupi di rilevare la qualità dell’informazione proposta dai media e di replicare opportunamente alle mistificazioni promosse dalle forze antisocialiste. Tale osservatorio verte sulla collaborazione dell’Ambasciata.

il coinvolgimento di radio che possano offrire spazi deputati alla situazione venezuelana e alle evoluzioni del processo rivoluzionario.

Nell’agenda promossa dal Tavolo, si registrano inoltre le seguenti attività:

organizzazione (sul medio periodo) di un festival musicale venezuelano;

organizzazione di un banchetto gestito dalla rete nelle giornate del 02-06/07 p.v.;

organizzazione di un evento mediatico in occasione dell’anniversario della nascita del Comandante Eterno (28 luglio).

Considerazioni finali
L’interesse del PRC per la rete di solidarietà con la rivoluzione bolivariana si fonda ovviamente su una base di forte condivisione dei principi socialisti alla base del proceso. Crediamo che un contatto più diretto e persistente con il contesto venezuelano – e più in generale con la realtà dell’America Latina – offra al Partito opportunità non trascurabili in termini di ispirazione e riflessione strategica.

Condividiamo l’idea che il continente latinoamericano, pur tenendo conto di tutte lepeculiarità socioeconomiche specifiche degli stati che lo compongono, costituisce un riferimento di primaria importanza nel quadro del socialismo internazionalista. Ciò che sta accedendo in molti paesi del Sudamerica configura un processo di riforma politica e sociale assolutamente senza precedenti sul piano strategico-rivoluzionario il cui percorso, svoltosi in decenni di durissima lotta, deve essere attentamente studiato e compreso se lo si vuole rielaborare nella peculiare chiave europea, non soltanto per fluidificare le relazioni politiche tra le tante soggettività collettive rivoluzionarie oggi fin troppo frammentate, ma anche per favorire l’egemonia attraverso la dialettica tra queste e quelle componenti politiche che, pur accettando l’impianto di massima de Sistema capitalistico, sono oggi all’opposizione dei vari Governi borghesi europei. In più, per quanto forse il proceso bolivariano possa essere soggetto ad idealizzazioni e semplificazioni un po’ fuori contesto, alcuni dei nuovi valori da esso introdotti possono rappresentare una chiave di volta anche per una riforma sociale dei paesi europei. La tematica più importante in questo senso è quella dell’internazionalismo bolivariano, che non si limita all’identificazione di ispirazioni ideologiche comuni tra i diversi paesi, ma si traduce in misure concrete – quelle dei trattati dell’ALBA – in termini di politiche economiche e finanziarie. Ragionare sulla possibilità di mutuare le scelte di solidarietà e autosussistenza dell’ALBA (e.g. la questione del Sucre) potrebbe forse fornire un elemento di svolta nell’attività di contrasto alle lobby finanziarie europee e ai costi sociali dell’austerity. Riteniamo, come sostenuto dall’Ambasciatore venezuelano Julian Isaias Rodriguez Diaz, che la pratica antimperialista sia il miglior modo per essere solidali al processo rivoluzionario bolivariano e per questo siamo convinti che al primo punto nell’agenda di tutti i movimenti di sinistra radicale in Europa debba esserci la rottura totale con ogni assetto imperialista e colonialista dell’Unione Europea e di conseguenza con i partiti che lo sostengono.

Per questi motivi, riteniamo che la partecipazione del PRC nella rete dovrebbe essere caldeggiata e rafforzata coinvolgendo il Partito a più livelli, sia in termini di rappresentanze istituzionali che di sedi presenti sul territorio nazionale. Da questo punto di vista consideriamo importante il saluto portato dalla compagna Eleonora Forenza all’Assemblea.

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