Dopo la rapina a mano armata di qualche giorno fa, costata la vita alla piccola Joy ed a suo padre Zhou Zeng, ancora un fatto di sangue a Torpignattara. Nella notte tra il 14 ed il 15 Gennaio, per futili motivi, sono stati aggrediti tre immigrati del Bangladesh (Mojibor Rahman, Arob Ali e Robiul Molla), presumibilmente da componenti di una gang di delinquenti minorenni della zona. I due fatti locali, uniti ad una sconcertante sequenza di episodi di sangue che negli ultimi dodici mesi ha sconvolto tutta la nostra Città, hanno destato grande preoccupazione tra gli abitanti di un quartiere che ha visto arrivare negli ultimi venti, trent’anni, migliaia e migliaia di nuove/i cittadine/i, provenienti dai luoghi più diversi. Le sue scuole sono frequentate da bambine/i e ragazze/i di una trentina di Paesi ed in questi anni tutte le problematiche di volta in volta sorte a seguito di eventi di portata storica sono sempre stati risolti grazie alla volontà ed all’impegno delle/dei stesse/i migranti, come dall’impegno delle decine di Comitati, Associazioni, Centri sociali e Partiti della sinistra operanti sul territorio. Dentro questo processo la Casa del Popolo di Torpignattara si è rivelata strumento efficacissimo a disposizione del confronto sociale e popolare.
A fronte di tutto ciò, il doveroso sostegno che ci saremmo aspettati dalle Istituzioni – visto anche l’importante contributo in lavoro offerto dagli immigrati e dalle immigrate a favore della ricchezza nazionale – è stato praticamente nullo. Anzi, le politiche attuate nell’ambito dell’Accoglienza, della Scuola e della Sanità sono state discriminatorie, persecutorie e dai contenuti razzisti.
Senza documenti, senza diritti! Si pensi che le figlie ed i figli nati qui da immigrate ed immigrati – siamo ormai alla seconda generazione! – vengono ancora considerati straniere/i!
Malgrado tutto ciò, nel quartiere si è riusciti a stabilire, tutte/i insieme, un alto livello di convivenza solidale, che adesso si tenta di far saltare strumentalizzando tragici fatti. Si stimola la guerra tra poveri, e si seminano artatamente sospetti e dubbi per arrivare alla criminalizzazione tout-court di intere Comunità. Perchè è questa la strategia scelta tanto dalla destra romana che da quella a sostegno del Governo centrale guidato da Mario Monti! Perchè è questo tipo di politica rozza, tanto cara anche alla Lega Nord, che in questo momento storico cruciale si dimostra più funzionale al lavoro dei fiduciari politici di padroni e speculatori: stoppare le grandi mobilitazioni popolari contro la più spaventosa crisi economica e sociale della storia del Capitalismo!
La conseguenza è che con il supporto compiacente di potenti gruppi di comunicazione, tutte le destre, fuori e dentro il Governo, stanno producendo una pericolosissima e senza precedenti torsione neo-autoritaria.
Dilagano politiche da caccia allo straniero, al clandestino, e viene diffusa la paura che in futuro simili eventi possano ripetersi. Anche questo spiega il perchè a Torpignattara, di questi tempi, italiane/i ed immigrate/i si percepiscano non più al sicuro e pretendano una maggiore protezione da parte dello Stato. Ma per capire occorre andare oltre la percezione di sè: “più telecamere e più forze dell’ordine” non sarà mai la soluzione, ma solo l’inizio di una spirale perversa dove lentamente ed inesorabilmente la Città verrà trasformata in un’enorme Caserma a cielo aperto!
Un discorso più articolato sarebbe invece quello di chiedersi quanto impattino sull’incremento della violenza diffusa – che è anche dentro le mura domestiche! – la carenza di spazi sociali, di pubbliche Piazze, l’abnorme crescita di non-luoghi quali i Centri Commerciali e le Bische, le colate di inutile cemento, la carenza di politiche volte all’integrazione oppure allo scardinamento di una patologica mentalità maschilista.
In più, quanto ha inciso nell’enorme proliferazione di minibande (GANG) l’assenza decennale di politiche comunali a sostegno dello studio, dello sport, della cultura nei quartieri più popolosi o periferici romani? Quanto l’incremento generalizzato della disoccupazione tra i giovani? Quanto determinante è stato invece il desiderio per la vita facile alimentato da tanta tv-spazzatura a creare piccoli e grandi mostri, delinquenti e faccendieri? Piccole e grandi violenze quotidiane, pubbliche e private fino ad arrivare alla sua espressione massima, la Guerra, sia che si presenti come devastanti manovre finanziarie che puntano ad abbattere intere nazioni – pensiamo alla Grecia – sia che si traduca in missili e stragi di massa come in Libia.
La situazione richiede più mobilitazione, più partecipazione e meno paura! Alla violenza si risponde con l’impegno attivo per nuovi modelli di condivisione sociale.
Già la massiccia risposta della comunità cinese di Roma, che con la manifestazione per Joy e Zhou ha suscitato grande commozione per il resto della cittadinanza scesa in piazza in maniera solidale, rappresenta un segnale forte che va proprio in questa direzione. Non soluzioni di ordine pubblico, dunque, ma ben precise scelte politiche antagoniste: più diritti e più servizi pubblici, a sostegno di un processo che aggreghi e stabilisca criteri ed interessi comuni. La convivenza solidale è un Bene Comune da costruire insieme e dal basso, rivendicando con forza investimenti nazionali e locali per trasformare i nostri quartieri.

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