Così come la macchina sanitaria si è trovata impreparata davanti l’arrivo del Covid-19, altrettanto saranno le amministrazioni comunali a distribuire gli aiuti per coloro che in seguito alla pandemia si ritrovano senza reddito alcuno. Sono i precari, i lavoratori in nero, i disoccupati precedenti, attuali e futuri. Tutti questi, italiani e stranieri, restano fuori “della barca”, per loro nemmeno “gommoni” o “ciambelle”. Tanti in queste condizioni sono passati da lavoratori con le “tutele crescenti” a lavoratori abbandonati alla loro sorte.

Gli enti locali in tutti questi anni non hanno fatto che tagliare servizi in nome del famigerato patto di stabilità europeo e, quelli sociali, sono stati particolarmente e fortemente colpiti. Comuni e municipi non solo hanno ridotta l’attenzione a poveri, anziani e ai senza reddito, ma hanno proprio rotto il rapporto con queste fasce sociali. Quindi adesso sono chiamati a intervenire e non sono in grado. Inoltre, devono distribuire ben poco. I quattrocento milioni da suddividere in tutti i comuni italiani non bastano per una platea che cresce di ora in ora.

In particolare il sistema scelto a Roma, oltre alla insufficienza dei soldi stanziati, è farraginoso: oltre che per il fatto di essere on line, lo è in quanto comprende una autodichiarazione che esclude tantissimi, soprattutto gli stranieri con problemi di compilazione e invio, di residenza incerta, di validità di documenti. I municipi romani sono stati, ancora una volta, esclusi. Quindi rimane l’impegno dell’associazionismo che, per quanto forte, non raggiungerà a tutti.

Poi c’è l’incertezza che genera la scadenza del 16 aprile. Solo dopo tale data verrà effettuata una graduatoria che dovrebbe corrispondere alla mappa del bisogno sociale reale, ma l’urgenza richiede una distribuzione immediata che invece, con l’attuale sistema, sarà solo per quelli “più organizzati” che magari, anzi sicuramente, non sono quelli che più necessitano.

I problemi creati da mancata residenza e permessi di soggiorno ritardati parlano dalla necessità di una immediata sanatoria e regolarizzazione degli stranieri presenti nel nostro territorio, come ha fatto il Portogallo. Non è solo una necessità degli stranieri ma, con il virus dilagando nelle nostre città, risponde a un presidio sanitario utile all’intera società.

Ma anche la quantità di denaro a disposizione è molto esigua.

Il contributo elargito sarà di massimo 300 euro per le famiglie composte da una o due persone, fino a 400 euro per nuclei familiari composti da 3 o 4 persone, oppure fino a 500 euro per nuclei familiari composti da 5 o più persone.

I cittadini di Roma, in particolare, devono stampare un modulo, compilarlo, firmarlo, scannerizzarlo e inviarlo via mail assieme a una fotocopia del documento di identità. Non proprio un’operazione semplice per gli anziani o per chi, semplicemente, non ha uno smartphone o una connessione internet a casa. Una volta ricevute le richieste, il Comune dovrà esaminarle e verificarle, per poi elargirlo alle famiglie che davvero sono in difficoltà e che non ricevono già un altro sussidio economico.

Occorrevano invece passi più semplici, quali chiamate telefoniche o la possibilità di accedere a sportelli municipali. Alla fine, come sempre, tutto rimane nelle mani delle associazioni di volontariato ma che, in molti casi, devono provvedere aumentando il rischio di contrarre il virus.

Poi è la lungaggine della pratica che rischia di essere espletata positivamente dopo chissà quanto tempo ancora.

Il nostro Circolo di Rifondazione Comunista e la Casa del Popolo hanno organizzato uno sportello di supporto alla realizzazione e all’invio dei moduli compilati, per ottenere i buoni spesa.

Inoltre ha avviato una raccolta fondi per l’acquisto di beni di prima necessità da distribuire ai cittadini che non vengono serviti dai fondi comunali.

Roma, 6 aprile 2020

Di seguito l’elenco delle edicole di Roma dove si può ritirare il modulo per fare la richiesta del buono spesa aggiornato al 6 aprile 2020 :

elenco edicole -Roma – modulo buono spesa

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